Ultimo capitolo: Il gatto delle ansie.
Remake di un famoso quadro giapponese antico.
Rappresenta una scena della mia vita davvero emozionante.
All’ikki tutto era possibile. Anche lavorare da sola a capodanno con un coperto di 200 persone.
Anche farsi aiutare dai clienti a servire i tavoli era lecito.
Il mio piatto preferito era l’ebi gyoza, perché se lo pronunci rapidamente stai dicendo al cliente che è un idiota e anche se lo pensi e lui ha sentito proprio “sei un idiota” puoi rettificare dicendo “ma cosa dici, ho detto ebi gyoza, ravioli di gambero alla griglia”
Comunque quella sera, a capodanno, come sempre nessuno aveva un minimo di pena per la cameriera. Ho detto ebi gyoza tantissime volte. Dovevo servire seriamente 200 coperti ed era un ristorante all you can eat, quindi altrettante 200 portate per tavolo.
Ma eccoci, la scena migliore.
La serata , quel capodanno, è stato davvero ansiogena per me, le persone si arrabbiavano per i ritardi, il caos era totale, i piatti volavano, io ho corso letteralmente. Correvo. Anche in cassa, sul posto, correvo.
Count down, sto versando del tè ad una signora.
3-2-1
auguri.
Sto ancora versando del tè.
Ma per non farlo rovesciare mi sono fermata per un istante quella sera. E ho riversato le mie ansie nella tazza della signora.
A cui auguro ogni bene.
Ma trenta secondi dopo la mezzanotte, mentre mi sentivo libera dalle mie angosce riversate e mi avvicinavo al bancone per deliziarmi anche io con dello spumante insieme ai miei colleghi cinesi, sento “già che ci sei portami anche il tè, che hai versato solo acqua grazie”